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Ferrari 250 GTO

Ferrari nel 1962 presenta una delle vetture più belle e vittoriose della storia del cavallino rampante, sulla carta evoluzione profonda della 250 GT per aggirare il regolamento che imponeva di produrre almeno 100 esemplari

Più che un’auto è una religione. L’essenza della perfezione, un fascino ineguagliabile, priva di sbavature o dettagli fuori posto. Qualcuno pensa che la 250 GTO non sia una semplice Ferrari ma la Ferrari stessa. Esagerato? Non più di tanto, visto che la più famosa berlinetta della casa del cavallino è nata oltre 40 anni fa, nel 1962, ed ha vinto tantissime gare automobilistiche contribuendo in modo considerevole al mito della casa automobilistica che rende fiera l’Italia. Essa era nata per correre ed era come “una bella donna e molto intelligente”, come la definì Enzo Ferrari in persona.

Tecnicamente la 250 GTO sembrava essere un’evoluzione della plurivittoriosa 250 GT. Quando venne presentata alla stampa, il 24 Febbraio del 1962, sembrava già vecchia visto che molte sport del tempo si erano convertite al motore posteriore. Eppure sotto la pelle, la vettura aveva subìto una rivoluzione tecnica che le avrebbe permesso di essere molto competitiva e dominare i mondiali marche del ’62, ‘63 e ’64. Enzo Ferrari aveva scelto questo tipo di vettura per non essere costretto a produrre le 100 unità che il regolamento richiedeva per omologare una vettura gran turismo: l’evoluzione del modello precedente, già omologato, sembrò essere una valida scusa per proporre invece una terribile macchina da guerra solo lontana parente della 250 GT. Il telaio era in tubi d’acciaio aeronautico a sezione ovale. La carrozzeria era realizzata dalla Scaglietti di Modena. Importante novità era il motore montato sempre in posizione anteriore longitudinale, ma stavolta molto arretrato per ottimizzare la distribuzione dei pesi. Giorgio Bizzarrini fu l’ingegnere che si occupò del progetto inizialmente in mano a Carlo Chiti. Giorgio lavorò moltissimo sull’aerodinamica, particolare al tempo piuttosto trascurato. Fu abbassato il cofano motore, si inclinò molto il parabrezza e si lavorò per ottenere una certa deportanza dalla coda tronca terminante con uno spoiler ante litteram. Il motore era invece tradizionale. Perché complicarsi la vita quando la Ferrari aveva a disposizione i V12 più potenti ed affidabili del mondo? Dotato di una batteria di 6 carburatori Weber, monoalbero per bancata e 2 valvole per cilindro, nella versione studiata per la GTO il motore erogava ben 300 cv a 7.500 rpm. Il cambio era un 5 marce, robusto ed affidabile (l’auto partecipava a gare di durata) e la trazione posteriore era scaricata a terra da cerchioni Borrani da 15”. L’auto pesava solo 980 Kg e quando il collaudatore, il pilota di F.1 ed ingegnere Stirling Moss, la provò, decise di acquistarne una per partecipare alla 24 ore di Le Mans: l’auto nei test girò su tempi simili alla F.1!

Auto velocissima e robusta, la 250 GTO fu in grado di vincere sia in pista, confrontandosi con le più performanti vetture sport senza problemi, che su strada, vincendo classiche come la Targa Florio o il Tour de France. Forse l’unico tipo di competizioni in cui non si trovava bene erano le gare in salita: troppo ingombrante. Quando nel 1965 a competere per il titolo marche ritornarono le sport, la carriera della mitica vettura del cavallino fu interrotta per lasciare spazio ad un nuovo modello. Curiosa la genesi del nome “GTO”. Enzo Ferrari spedì la documentazione per avere omologata una evoluzione della 250 GT, questo dunque il nome originario. La risposta fu “250 GT O.” dove “O” sta per “omologata”. Il nome piacque e così restò ad identificare una vettura dal fascino indistruttibile.

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